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Questi articoli possono essere trovati in modo più completo ed approfondito nel saggio storico: "La Civiltà Perduta: gli Stati Confederati nella guerra civile americana"- Niccolò Ferrari 2013


Le uniformi dell’esercito confederato

Premessa di Niccolò Ferrari

Contrariamente a quello che comunemente si crede l’esercito confederato era dotato di equipaggiamenti ed uniformi prodotti sul proprio territorio o importati dall’estero e in misura minore di provenienza federale. L’immagine del soldato sudista vestito in modo casuale non risponde dunque alla realtà ed è una deviazione derivata in parte dal cinema o da alcune illustrazioni approssimative. È conseguentemente facile commettere degli errori. È altrettanto vero che i gravissimi problemi di approvvigionamento di tessuti, la scarsità di pellami nella fase avanzata della guerra, dovute in parte al blocco navale Nordista e in parte ai fisiologici problemi che affliggevano un apparato industriale nato in tempi record e quindi facilmente messo in crisi dalle avversità del conflitto, costringevano gli opifici a impiegare tonalità di grigi differenti e materiali di scarsa qualità. Da qui l’eterogeneità, più al colpo d’occhio che nella sostanza, che caratterizzava le uniformi dei soldati confederati. A questo poi va aggiunta la fatica con cui venivano prodotte e distribuite le uniformi che spesso i soldati dovevano indossare per ben più del periodo fissato per il ricambio con immaginabili conseguenze.

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Gli Ufficiali

di Niccolò Ferrari

Allo scoppio della guerra civile, nell’ aprile 1861, non pochi ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti rimasero fedeli ai loro stati d’origine che si erano costituiti nella nuova Confederazione ed aderirono così all’esercito che questa si apprestava a formare. Fino a giugno non era stata ancora prescritta alcun tipo di uniforme e molti dei graduati del sud ancora indossavano le divise federali blu. Vennero finalmente pubblicati nello stesso mese ad opera di Nicola Marshall, di origini tedesche, i regolamenti per le uniformi, definendo così come sarebbe dovuta essere quella per gli ufficiali confederati.

( A sinistra: Ufficilai confederati prigionieri a Fort Delaware; 1862 ca. A destra: ufficiali in alta uniforme, inizio guerra )

Da un punto di vista estetico essa assomigliava nel taglio a quelle dell’esercito Asburgico con i distintivi di grado sul colletto del redingote a doppio petto ( frock coat ), ma per quanto riguardava i distintivi a fiorone sulle maniche ed il kepì essi erano di evidente influenza Francese. I gradi consistevano in una o due barre dorate orizzontali per sottotenenti e tenenti, tre per i capitani, una stella per i maggiori, due stelle per i tenenti-colonnello, tre stelle per i colonnelli e tre stelle circondate d’alloro per tutti i gradi da generale. Questi venivano portati sul colletto mentre i fioroni s’ispessivano mano a mano che aumentava in grado: un gallone per i tenenti, due per capitani e maggiori, tre per tenenti-colonnello e colonnello quattro per i generali. I colori dei colletti e dei polsini erano distintivi del corpo d’appartenenza ed erano: bianco ( venivano impiegate tonalità dal giallo paglierino al bianco candido ) per generali,ufficiali di stato maggiore, ingegneri e corpo di segnalazione, azzurro per la fanteria, rosso per l’artiglieria, giallo per la cavalleria e nero per i medici. Veniva portata poi in vita, sotto la cintura, una sciarpa di seta bordeaux o gialla per i generali ( verde per i medici ). Per i copricapo invece, in base al regolamento, era prescritto il berretto a kepì con i galloni dorati come sulle maniche ma molti preferivano adottare per comodità e praticità un cappello a tesa, le fogge erano le più svariate.
Molti ufficiali seguirono le indicazioni fornite dal ministero della guerra anche se, essendo opere sartoriali finanziate a proprie spese, vennero effettuate in alcuni casi delle varianti rispetto al modello originario. Un tipo di variante abbastanza diffusa, soprattutto in battaglia al posto del frock coat, era quella della veste “a sacco” ( sack coat ), cioè non sfiancata, con un'unica fila di bottoni e il colletto a bavero sul quale vi erano i distintivi di grado; ad indossarla fra gli altri il Lt. Gen. A. P. Hill e il Mj. Gen. P. R. Cleburne. Un altro tipo, abbastanza diffuso in cavalleria, era la giacca corta ( shell jacket ) che altro non era che un redingote accorciato fino alla vita; veniva indossata tra gli altri dal Lt. Gen. J. E. B. Stuart e dal Brig. Gen. W. Barksdale.


( A sinistra: Ufficiali di cavalleria, al centro il colonnello Mosby; 1863 ca. A destra: Ufficiale di Stato Maggiore )

Queste uniformi erano certamente più appariscenti di quelle della controparte federale e risultavano ancor più evidenti viste nell’insieme della truppa anche se in breve tempo le condizioni della vita da campo le logoravano rendendole così meno evidenti. Alcuni ufficiali di linea ( tenenti o capitani ) tuttavia preferivano indossare una tenuta “minore” ( fatigue dress ) durante le campagne consistente in una giubba come quella dei soldati con i distintivi di grado sul colletto e non sempre sulle maniche.
Com’è facilmente intuibile il costo di queste uniformi era elevato e più la guerra proseguiva più il prezzo aumentava fino ad arrivare a quasi 900 CS $, quando lo stipendio di un sottotenente era di 80 $ al mese e quello di un generale circa di 300 $ !
Siamo alla fine del 1863, l’anno della svolta: al declino militare della confederazione segue inevitabilmente quello economico trascinando con se le illusioni e le certezze dei primi anni del conflitto.
Molti ufficiali, in particolare di basso rango, non potevano più sostenere la spesa di un’uniforme completa, così nel marzo 1864 venne emanato un Ordine Generale che consentiva loro di acquistare lo stesso vestiario dei soldati e i tessuti dai vari Quartiermaster Departement allo stesso prezzo con il quale venivano venduti al governo.
Una speciale commissione del Congresso cercò nella prima parte del 1864 di risolvere il problema delle uniformi acquistando una grossa partita di tessuto attraverso il Quartiermaster Departement e facendole da questi produrre, tuttavia la maggior parte finì agli ufficiali che servivano nelle retrovie e solo una piccola parte andò a quelli in prima linea. Vennero in questo modo confezionate a Montgomery, Alabama, circa un migliaio di uniformi destinate agli ufficiali dell’armata del Nord Virginia e altre 6000 sarebbero state pronte per la fine dell’anno. Nonostante questo tentativo molti non potevano, o non volevano, più procurarsi l’uniforme regolamentare. Si arrivò dunque all’inizio del 1865, la confederazione si apprestò a vivere l’ultimo atto della sua esistenza. Nei mesi conclusivi della guerra gli ufficiali, eccezion fatta per quelli più alti in grado, indossavano le stesse uniformi dei soldati, solo alcuni avevano qualche mostrina sul colletto e ciò che li faceva distinguere dalla truppa era semplicemente la loro sciabola ed il revolver. Il 9 Aprile 1865 il Generale R. E. Lee indossando una impeccabile uniforme, quasi ad evidenziare un contrasto non tanto militare quanto epocale con quella del nordista Gen. Grant, il quale indossava una giubba da soldato con i gradi sulle spalle, si arrese presso Appomatox. Era il passato che cedeva al futuro. Come ultima concessione agli ufficiali della nazione soccombente il comandante unionista concesse di tenere la propria spada, ultimo ricordo di tempi sfarzosi prima che una tra le più sanguinose guerre della storia portasse alla cancellazione di un epoca, dei suoi valori nonché alla rovina di chi tutto aveva dato per rimanere nel passato, nel proprio mondo che non sarebbe mai più risorto… gli Stati Confederati d’America.

( A sinistra: Ufficiali della Louisiana, 1865 ca. A destra: Il Gen. R.E.Lee seduto al centro, a sinistra il Gen. Custis Lee a destra il Lt.Col. W. Taylor; Richmond 1865 )

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Soldati

di Niccolò Ferrari

Al momento della costituzione degli Stati Confederati non era stata ancora prescritta alcuna linea da seguire per quanto riguardava l’abbigliamento dei soldati ma nel giugno 1861 furono pubblicate le tavole con le uniformi per l’esercito, opera del tedesco Nicola Marshall il quale si ispirò alle divise Austriache viste durante il suo soggiorno nella città di Verona. La divisa prescritta consisteva in un frock coat a doppio petto, kepi e pantaloni di colore grigio, così da differenziarsi nettamente dal blu federale, i colori dei corpi erano azzurro per la fanteria, giallo per la cavalleria, rosso per l’artiglieria, bianco per lo stato maggiore, verde per i tiratori scelti e nero per i medici.

Fu subito un problema l’acquisizione di materiale sufficiente nonché la produzione stessa delle divise visto l’alto numero di volontari che affluivano nel nuovo esercito.

Il primo problema era quello della manifattura delle uniformi, al momento della secessione infatti non erano ancora operativi gli opifici e i dipartimenti Confederati non erano in grado di provvedere alla vestizione dei volontari.

Un altro problema era costituito dall’acquisizione di tessuto per la produzione delle stesse, il Congresso Confederato si trovò quindi nella situazione di trovare una soluzione al problema e nel minor tempo possibile, iniziarono così a costituirsi gli uffici e gli opifici destinati alla produzione delle divise.

Il governo ricorse ad un indennizzo semestrale di 21 dollari ( in seguito 25 ) per i soldati che dovevano provvedere autonomamente alla provvigione di abiti, facendoseli fare o mandare da casa.

( Soldati confederati di guarnigione a Charelston; 1861-62 ca. )

Alla prima grande battaglia della Guerra Civile, 1st Bull Run nel luglio 1861, la varietà delle divise era grandissima, i soldati avevano infatti provveduto dotandosi di uniformi fatte in casa o da sarti locali e qualche reparto ancora indossava la divisa blu federale. Il caos regnava sovrano e le uniformi variavano da quelle in stile “rivoluzione americana” con bicorno e marsina alle divise dal vago ricordo Napoleonico, dalle camicie di flanella ai frock coat ispirati alle direttive governative.

Il primo dipartimento ad essere operativo fu quello di Richmond, Virginia, la capitale della Confederazione.

L’inverno si avvicinava ed era urgentissimo il rifornimento alle truppe ma il tessuto scarseggiava e le uniformi prodotte non erano ancora in numero sufficiente per poter essere distribuite a tutti.

Il governo fece così ricorso ad un appello popolare per il reperimento di indumenti, coperte e tessuti per poter andare incontro alle esigenze dei combattenti.

La risposta fu impetuosa e consentì così un periodo di respiro, almeno per l’armata del Nord Virginia, ed il Richmond depot. fu quindi in grado di produrre e distribuire un buon numero di kepi, pantaloni e giacche dette “1st type”.

Le giacche prodotte dal Richmond depot. furono di tre tipi, il “2nd type” venne prodotto dalla primavera del 1862 fino alla metà del 1864, il “3rd type” dall’inizio del 1864 sino alla fine del conflitto.

Le varianti a queste giacche vennero apportate anche per ovviare alla cronica scarsità di tessuti che affliggeva gli stati confederati, i quali facevo massiccio ricorso alle importazioni.

Nonostante la produzione delle divise aumentasse con il protrarsi della guerra fu necessario ricorrere all’importazione non solo tessuti ma anche di giacche già confezionate, sopratutto dalla Gran Bretagna e Irlanda.

( Prigionieri confederati a Gettysburg; 1863 )

Le giacche prodotte dai depot. Confederati erano però nettamente differenti da quelle prescritte nei regolamenti del 1861, il frock coat infatti, oltre and essere scomodo e caldo d’estate era molto costoso da realizzare poiché richiedeva una quantità elevata di tessuto e la Confederazione non se lo poteva permettere. Questo tipo di giacca venne subito accantonato e gli opifici si concentrarono sulla produzione di giacche corte dette Shell Jacket.

Nell’ovest ci volle ancora del tempo perché si costituissero i depot. ed iniziassero il rifornimento all’ armata del Tennessee mentre nel “trans Mississippi” l’indennizzo semestrale durò fino al 1864.

In Georgia vennero istituiti dei dipartimenti per la produzione di giacche ad Athens, Columbus e Atlanta.

Questi opifici erano destinati a rifornire le truppe dell’armata del Tennessee e del dipartimento della Georgia, Florida e South Carolina.

Le giacche prodotte da questi erano simili nello stile a quelle del dipartimento della Virginia, presentando tuttavia alcune differenze come il numero dei bottoni ( 9 per le Richmond depot, 6 per le Columbus, Atlanta e Athens ), non avevano ne spalline ne passanti per il cinturone ed inoltre quelle del Columbus depot. avevano il colletto e i polsini azzurri mentre le giacche dell’ armata del Nord Virginia erano completamente grigie, ad eccezione del 1st type che presentava delle bordature nere ( oppure meno frequenti azzurre, rosse o gialle a seconda dei corpi ) sul colletto, spalline e polsini.

Ogni armata confederata veniva rifornita ed equipaggiata dagli uffici dei dipartimenti nei quali la Confederazione era stata suddivisa e nei quali queste si trovavano a combattere.

Sorsero quindi dal 1862 in avanti un gran numero di uffici per la produzione di divise, i più importanti oltre a quelli della Georgia e di Richmond erano quelli dell’ Alabama ( Montgomery, Tuscaloosa e Marion ), Tennessee ( Nashville, che cadde presto in mano Nordista ), Mississippi ( Jackson e Enterprise ), Texas ( Huston ), South Carolina ( Charleston ) e altri ancora.

Tra la fine del 1863 e l’inizio del 1864 i dipartimenti raggiunsero un livello di produzione sufficiente a soddisfare le richieste delle truppe.

Nel 1864 i soldati confederati potevano godere per la prima volta di un adeguato equipaggiamento degno dei loro avversari nordisti che però rimarranno sempre nettamente superiori in quanto a uniformi e rifornimenti.

Sfortunatamente il climax ascendente della produzione delle uniformi doveva fare i conti con quello discendente delle sorti della guerra. Nel luglio 1863 infatti l’esercito di Robert E. Lee venne battuto e costretto a ritirarsi in Virginia a difesa di Richmond; nello stesso mese la piazzaforte di Vicksburg, Mississppi, cadde nelle mani nordiste lasciando l’intero fiume Mississippi al nemico e tagliando praticamente in due la Confederazione.

Come se non bastasse nel giugno 1864 il Gen. Sherman iniziò la marcia verso Atlanta che cadde a fine agosto.

Con la perdita della Georgia e dei suoi depositi di armi, equipaggiamenti e vettovaglie gli stati confederati cominciarono la lenta agonia che li avrebbe portati alla resa finale.

Le linee di comunicazione erano interrotte o difficilmente praticabili e come se non bastasse le ferrovie erano al collasso portate allo stremo da quattro anni di intenso sfruttamento.

Amara sorte per i soldati Confederati che mentre assistevano al crollo del loro mondo non potevano nemmeno usufruire delle divise che giacevano nei depositi poiché non si era in grado di farle arrivare ai combattenti.

Nell’aprile 1865 l’armata del Nord Virginia evacuò Richmond, che venne data alle fiamme dagli invasori; il 9 aprile il Gen. Robert E. Lee si arrese ad Appomattox, Virginia.

Era praticamente tutto finito, il sogno di indipendenza era svanito, la confederazione insieme alle sue logore e grigie uniformi cessavano di esistere ma entravano per sempre nel mito nella leggenda.

( Prigionieri confederati a Cold Harbor; 1864 )

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Copricapo

di Niccolò Ferrari

Il soldato confederato viene spesso rappresentato con indosso un berretto genericamente nominato kepì. Nella realtà tuttavia la grande maggioranza dei soldati confederati indossava il cappello a tesa e solo una minima parte il berretto. E’ bene tuttavia analizzare brevemente i copricapo in uso presso l’esercito confederato per tentare di fare un po’ di chiarezza.

Allo scoppio della guerra nel 1861 molti soldati confederati, che dovevano provvedere al proprio equipaggiamento ed armamento ( in attesa che gli uffici dei quartiermastri fossero operativi ), indossavano un berretto del tutto simile a quello dei loro avversari Nordisti ma grigio. E’ qui necessario un breve excursus sui copricapo dell’esercito degli Stati Uniti nel periodo immediatamente precedente il conflitto civile. Il berretto di cui sopra, denominato forage cap, era infatti stato adottato nel 1858 dall’esercito degli Stati Uniti come berretto di fatica ( un secondo tipo di forage cap verrà adottato nel corso della guerra civile e si caratterizzava per avere il disco superiore più grande rispetto al primo tipo) in sostituzione dello shako mod. 1851, il quale evidenziava l’influenza stilistica francese sull’uniforme di quel periodo. Nonostante la nuova uniforme federale subito prima dello scoppio della guerra civile prevedesse l’Hardee hat che doveva sostituire, per la cavalleria già dal 1855, lo shako in dotazione all’esercito negli anni ’50, durante la battaglia di Bull Run (luglio 1861) non pochi reparti della milizia dell’unione e confederati indossavano ancora lo shako e anche alcuni reparti regolari lo prevedranno ancora come copricapo d’ordinanza ( es. U.S. Marines ).

[ da sinistra: shako dei Marines e Hardee Hat da ufficiale ]

Una variante al forage cap, più diffusa tra i confederati nei primi mesi di guerra, era il McDowell cap denominato anche “bummer” il quale, più alto, si differenziava perché cadeva maggiormente sulla visiera rispetto al forage cap e la visiera a sua volta presentava una forma diversa, arrotondata, mentre il forage cap aveva una visiera rettangolare con gli angoli smussati.
Qualche volta erano presenti, e in misura molto limitata lo saranno anche sul successivo kepi, fregi in ottone che rappresentavano i corpi di appartenenza ( es. corno per la fanteria ) o il numero del reggimento oppure la lettera della compagnia di appartenenza. Durante i primi scontri era poi diffuso, non è dato sapere in che misura, un copri berretto in lino o cotone bianco simile a quello celeberrimo della legione straniera francese, pensato per il periodo estivo. Questo accessorio ebbe vita assai breve e fini presto a fare da filtro del caffè nei bollitori…

[ da sinistra: forage cap federale primo tipo e McDowell cap "bummer" confederato]

L’esercito confederato nel 1861, al momento di emanare i regolamenti per le uniformi, previde l’adozione di un berretto denominato kepi e molto simile a quello in dotazione all’esercito francese di Napoleone III.
Era grigio con una banda nella parte inferiore del colore del corpo di appartenenza ( azzurro per la fanteria, rosso artiglieria, giallo cavalleria, nero medici, giallo paglierino o bianco per lo stato maggiore e genio, verde per i tiratori scelti ), la visiera era rettangolare, piatta e il berretto era dotato di sottogola estensibile che veniva portato, quando non era esteso, sopra la visiera. I kepì confederati si contraddistinguevano poiché i sottogola erano privi di fibbietta di ottone ( a differenza dei forage cap e kepi nordisti ).
Questo modello di kepì venne rimpiazzato dal modello 1862 che doveva essere del colore del corpo di appartenenza ( es. azzurro per la fanteria ) e recava una banda inferiore blu ( per tutti i corpi ). Il kepì che però venne più spesso impiegato era completamente grigio senza nessuna banda colorata. Fu dunque questo il tipo di kepi che, terminato il “commutation system”, venne prodotto e distribuito al combattente confederato seppur in diffusione grandemente minore rispetto ai cappelli a tesa.
Con il trascorrere della guerra la reperibilità di cuoio divenne minima e verso metà del conflitto, anche a seguito della totale perdita di rifornimenti di pellami dal Texas dovuta alla caduta completa del Mississippi in mano dell’unione, i kepì che venivano prodotti dagli uffici dei quartiermastri avevano rimpiazzato la visiera di cuoio con una di tela catramata nera e il sottogola era solo una fascetta posticcia nera, sempre di tela, non estensibile. I bottoni impiegati erano spesso piatti e lisci ( o qualche volta con piccoli motivi ) detti “penny” ( a moneta ) e di derivazione civile.

[ da sinistra: kepi da soldato e kepi da ufficiale ]

L’impiego dei berretti nell’esercito confederato, è bene sottolinearlo ancora, ebbe sempre una diffusione assai limitata tra i soldati. Questo in parte fu dovuto da un lato alla produzione insufficiente di tali capi, dall’altro alla preferenza dei combattenti per i cappelli a tesa, i quali riparavano meglio sia dal sole che dalla pioggia e venivano preferiti proprio per la loro comodità. Tuttavia, secondo quanto riportato nei vari rapporti di servizio dei comandi di reggimento, degli ispettori dei quartiermastri e dalle descrizioni effettuate da osservatori esteri, quali ad esempio il luogotenente-colonnello britannico Arthur Fremantle presso l’armata del Nord Virginia, pare lecito supporre che i berretti, come il resto dell’equipaggiamento, fossero distribuiti a “macchia di leopardo”, cioè non in modo eguale presso tutte le unità. Questo si ritiene fosse dovuto alla volontà o capacità dei vari quartiermastri di reggimento che si occupavano dell’approvvigionamento degli equipaggiamenti e potevano quindi far prevalere o meno certi capi rispetto ad altri.

[cappelli a tesa, da sinistra slouch hat da ufficiale e da soldato ]

Erano presenti sul territorio confederato alcuni depositi atti alla fabbricazione di cappelli a tesa, slouch hat, ad uso dell’esercito confederato, uno di questi modelli era ad esempio il cosiddetto “beehive hat” che prendeva il nome dalla sua forma che ricordava appunto quella di un nido di api.

Tuttavia frequentemente i soldati e quasi sempre gli ufficiali provvedevano privatamente dotandosi di cappelli a tesa civili; per quanto riguarda i kepì degli ufficiali invece i modelli erano quelli dei regolamenti del 1861 e in seguito 1862 con in aggiunta i galloni di grado, eccezione erano i kepi dei Generali per i quali era previsto dovessero essere completamente blu con i galloni di rango. Il discorso per i berretti da ufficiale si presterebbe però a un approfondimento più ampio poiché erano di manifattura privata, a differenza di quelli della truppa, e per questo motivo sono presenti numerosissime varianti, pur con delle prevalenze stilistiche.

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